Quando la stanchezza deve preoccupare?

Sentirsi stanchi può capitare a tutti: dopo una settimana intensa, in periodi di stress o semplicemente nei cambi di stagione. Del resto, conduciamo tutti una vita frenetica, fatta di impegni lavorativi e personali che spesso ci costringono a correre senza mai fermarci. E non sempre, in questo alternarsi di appuntamenti, ricordiamo di prenderci cura della nostra salute. Così, capita che la stanchezza diventi nostra compagna insostituibile e che, a lungo andare, possa rivelarsi problematica. Ma quando la stanchezza deve preoccupare? E quando è bene procedere a un approfondimento insieme al proprio medico curante?

Imparare a riconoscere i segnali da non ignorare è il primo passo per capire come individuarne le cause e per orientarsi verso scelte più consapevoli, che abbiano come obiettivo il miglioramento del proprio benessere.

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Stanchezza: un segnale da ascoltare, non da temere

La stanchezza è un campanello d’allarme che indica che il nostro corpo vuole comunicarci qualcosa. A volte basta dormire di più, adottare un’alimentazione più equilibrata o rallentare un po’. Altre volte, invece, può essere utile sondare con più attenzione le motivazioni dietro questa sensazione.

In linea di massima, ci sono alcuni segnali che si accompagnano al senso di affaticamento. Questo, però, non significa che la stanchezza debba essere sempre considerata come un fattore preoccupante. Piuttosto, prendere consapevolezza della situazione serve ad avere un quadro più completo del proprio stato di salute e a intervenire per sentirsi meglio.

Il consiglio è di prestare la massima attenzione quando la sensazione di stanchezza:

  • dura da diverse settimane;
  • compare al mattino, anche dopo aver dormito a sufficienza;
  • si accompagna a sintomi come mancanza di concentrazione, mal di testa, fiato corto o pallore;
  • influisce sul normale svolgimento delle attività quotidiane.

Prestare attenzione a come ci sentiamo, in questo senso, va visto come un gesto di cura verso noi stessi.

 

Quali sono le cause della stanchezza preoccupante?

Precisiamo di nuovo che gli allarmismi non sono una buona guida per il nostro benessere e che spesso non sono neppure necessari. Tuttavia, in alcune situazioni, la sensazione di fiacchezza può diventare complessa da gestire, specie perché ci priva delle energie di cui abbiamo bisogno per vivere al meglio.

La stanchezza eccessiva può avere diverse origini. Alcune delle cause più frequenti includono:

  • carenze nutrizionali, come deficit di ferro, vitamina B12 o magnesio;
  • squilibri ormonali, come nel caso di ipotiroidismo;
  • disturbi del sonno, anche non diagnosticati (come le apnee notturne);
  • infezioni recenti o persistenti, che possono rallentare la ripresa dell’organismo;
  • pressione alta o bassa, che può incidere sulla sensazione di affaticamento;
  • alcuni farmaci, che possono avere tra gli effetti collaterali la stanchezza;
  • stati emotivi o psicologici, come ansia e stress.

In alcuni casi, questi segnali possono essere collegati anche ad alterazioni nei valori del sangue, il che ci suggerisce che sarebbe utile rivolgersi a uno specialista per ulteriori approfondimenti.

 

Che esami del sangue fare per la stanchezza?

Questa è la domanda migliore da porre al proprio medico curante, anche se è probabile che sia lui stesso a proporti degli ulteriori accertamenti non appena gli avrai illustrato la situazione – giusto per scrupolo. Esistono, infatti, degli esami del sangue di routine che aiutano a valutare lo stato di salute generale

Tra i più comuni troviamo:

  • emocromo completo, per controllare ad esempio se ci sono valori alterati di neutrofili o piastrine, o se è presente un’anemia;
  • ferro, ferritina, vitamina B12 e folati, fondamentali per la stimolare  la risposta energetica del nostro organismo;
  • TSH e ormoni tiroidei (FT3, FT4), utili a valutare la funzionalità di questo organo complesso ma molto importante per il nostro corpo;
  • glicemia e HbA1c, per escludere squilibri del metabolismo degli zuccheri;
  • trigliceridi e colesterolo, per monitorare il profilo lipidico;
  • funzionalità epatica e renale, per valutarne il funzionamento;
  • VES e PCR, che indicano la presenza di eventuali infiammazioni.

Naturalmente, sarà il tuo medico a stabilire quali esami del sangue prescrivere. Anche lui, infatti, vorrà raccogliere quante più informazioni possibili per esserti di supporto.

 

Quali malattie possono provocare stanchezza?

Come dicevamo, esistono diverse ragioni in grado di spiegare il perché dell’affaticamento e, proprio attraverso gli esami del sangue, si può arrivare a chiarire se le cause sono di tipo patologico, cioè sono associate alla presenza di una malattia specifica.  

Tra queste, troviamo:

  • anemie da carenza di ferro o vitamine;
  • disturbi della tiroide, come ipotiroidismo;
  • sindrome da fatica cronica (CFS/ME), rara ma oggi meglio conosciuta rispetto al passato;
  • disturbi autoimmuni, che possono generare infiammazioni prolungate;
  • alcuni stati psicofisici, non necessariamente patologici (come, ad esempio, lo stress).

Va sottolineato che nella maggior parte dei casi i disturbi citati si accompagnano ad altri sintomi specifici, per cui non bisogna preoccuparsi immediatamente se l’unico sintomo è la stanchezza. Ad ogni modo, il confronto con un professionista può aiutare a chiarire dubbi e a definire, se necessario, il percorso diagnostico più adatto.

 

Perché mi sento stanco se non faccio niente?

È una domanda che molte persone si pongono, oggigiorno. Quando ci sentiamo privi di energia senza aver fatto sforzi particolari, del resto, è legittimo perché la stanchezza è notoriamente legata all’idea di fatica. In realtà, gli studi dimostrano che non sempre la connessione sforzo-stanchezza è l’unica in grado di spiegare questo sintomo e che le motivazioni sono molto più ampie. 

Alcune di queste possono essere legate a:

  • un riposo notturno non ristoratore, magari disturbato da micro-risvegli;
  • uno stile di vita sedentario, che riduce il tono muscolare e la vitalità;
  • carenze alimentari, possibilmente legate a una dieta poco equilibrata;
  • un carico mentale elevato, dovuto a periodi intensi a livello personale e/o lavorativo;
  • fattori ambientali, come caldo intenso, cambio di stagione o disidratazione.

Si tratta di aspetti di cui spesso non siamo consapevoli, perché troppo presi da uno stile di vita frenetico che ci impedisce di intervenire prontamente. Nel caos della quotidianità, ad esempio, capita di frequente di ricorrere a cibi preconfezionati per preparare pasti dell’ultimo minuto o, magari, proprio per via della stanchezza che accusiamo. Senza considerare che, per via degli orari di lavoro, può risultare complesso tenersi attivi fisicamente.
Per tutte queste ragioni, forse, la domanda più appropriata non è “perché mi sento stanco se non faccio niente”, ma “cos’è che mi sfugge e che potrebbe spiegare come mi sento?”.

 

Alcuni rimedi utili per ritrovare l’energia

Di fronte a un periodo protratto di eccessiva stanchezza, esistono alcuni rimedi che potresti adottare nella vita di tutti i giorni per aiutarti a contrastarne gli effetti. 

In particolare:

  • cerca di mantenere ritmi di sonno-veglia regolari, quindi prova ad andare a dormire e svegliarti sempre alla stessa ora;
  • dedica tempo all’attività fisica, anche moderata (come una passeggiata) per aiutare il tuo corpo a scaricare lo stress di una giornata intensa;
  • segui una dieta varia e bilanciata, ricca di frutta, verdura, carboidrati e proteine, limitando il consumo gli zuccheri raffinati;
  • riduci l’assunzione di alcolici e caffeina, soprattutto dalle 14 in poi;
  • idratati in modo adeguato durante la giornata, bevendo almeno 2 litri di acqua al giorno;
  • concediti momenti di pausa, soprattutto se stai attraversando un periodo complicato;
  • evita l’utilizzo di luci blu da dispositivi elettronici, che tendono ad alterare i ritmi naturali del cervello e a ridurre la qualità del sonno.

Fai una checklist di fattori che potrebbero contribuire alla sensazione di stanchezza e prova ad adottare alcuni di questi accorgimenti. Potresti notare un miglioramento progressivo e capire cosa influisce in modo negativo sui tuoi livelli di energia, in modo da evitare  che succeda ancora in futuro. Come si suol dire, prevenire è meglio che curare.

 

Quando parlare con un professionista?

Di solito, la stanchezza è una condizione temporanea, che passa con un ripristino dei ritmi di vita: più sono regolari, più è probabile che i livelli di energia tornino nella norma. Però, se la sensazione di stanchezza è costante e impatta sulla tua quotidianità, può essere il momento giusto per parlarne con un medico. A maggior ragione se noti anche altri segnali, come:

  • variazioni dell’appetito o del peso;
  • difficoltà di concentrazione;
  • sbalzi d’umore o stanchezza mentale;
  • alterazioni della pressione arteriosa;
  • affaticamento anche dopo piccoli sforzi.

Se le cose stanno così, la decisione più funzionale è indagare e fare chiarezza. Solo così, potrai trovare il percorso migliore per combattere e sconfiggere l’affaticamento.
A tal proposito, insieme a una corretta alimentazione e a uno stile di vita equilibrato, potrebbe essere utile valutare integratori alimentari che supportano il metabolismo energetico, come quelli a base, di vitamine del gruppo B e magnesio.

Ovviamente, consulta prima il tuo medico o farmacista di fiducia per ricevere un’indicazione adatta alle tue esigenze personali.

 

Fonti

https://www.msdmanuals.com/it -> “Fatica cronica e astenia: cause, sintomi e diagnosi”
https://www.msdmanuals.com/it/ -> “Disturbi del sangue: anemia da carenza di ferro”
https://www.humanitas.it -> “Stanchezza persistente: quando non va sottovalutata”
https://www.iss.it -> “Affaticamento, stress e salute: segnali da non trascurare”
https://my.clevelandclinic.org -> “Fatigue: possible causes and when to see a doctor”
https://www.mayoclinic.org -> “Fatigue – Symptoms, causes and evaluation”
https://www.nhs.uk -> “Fatigue: when tiredness can signal an underlying condition”


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